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lunedì 5 novembre 2012

LA SPENDING REVIEW E IL SALVATAGGIO DI STATO DELLA BANCA MONTE PASCHI DI SIENA


Ci vado giù pesante: la Spending Review è la più grande truffamai ordita ai danni dei cittadini italiani da parte del governo dei banchieri guidato da Mario Monti. E purtroppo non è la prima e non sarà l'ultima. L’argomento in verità è stato trattato e dibattuto più volte, ma siccome in Italia esiste da sempre la tendenza di occuparsi della pagliuzza dimenticandosi della trave, fare un bel ripasso di certo non guasta. Il decreto legge “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” approvato in gran fretta dal parlamento il 7 agosto scorso doveva contenere una serie di norme indirizzate ad unamaggiore razionalizzazione della spesa e soprattutto introdurre tagli per limitare gli sprechi della politica. Eppure pochi giorni fa il governo Monti è stato costretto a varare un altro decreto legge d’urgenza per una revisione più accorta delle spese folli e degli sperperi della casta. Delle due l’una: o il primo decreto era insufficiente o il secondo è ridondante. E riformulando meglio la domanda, dovremmo chiederci: cosa conteneva davvero di così urgente il primo decreto della Spending Review? Visto che per raggiungere l’obiettivo inizialmente dichiarato è stato necessario emanare un secondo decreto legge?


Andiamo con ordine. Gli sprechi, gli sperperi e la corruzione della politica sono un danno assoluto per la democrazia a cui bisogna porre sempre rimedio con tempestività e determinazione, utilizzando qualsiasi strumento legislativo e avvalendosi del supporto delle istituzioni pubbliche preposte al controllo e alle indagini, in particolare Corte dei Conti, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Magistratura. Questa attività di prevenzione e repressione deve essere svolta in qualsiasi momento, sia in periodo di crisi che di crescita economica, perché il mancato contrasto crea squilibri intollerabili e odiosi sia nell’uno che nell’altro caso. I tagli lineari della spesa pubblica sono invece una scemenza, perché aumentano gli squilibri in fase di crescita e amplificano gli effetti recessivi pro-ciclici, originati principalmente dal calo dei consumi e degli investimenti, nel periodo di contrazione. Fatta questa premessa, vediamo a grandi linee le misure contenute nel primo decreto della Spending Review, per capire quale reale incidenza aveva sulla lotta agli sprechi, a qualsiasi livello:



1)   Aumento delle tasse universitarie per tutti

2)   Mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici

3)   Riordino e accorpamento delle province

4)   Aumento delle tasse dirette (IRPEF) per tutte le regioni a deficit sanitario

5)   Riduzione di un solo punto percentuale (1%) dell’aggio di riscossione di Equitalia

6)   Riduzione dei posti letto in ospedale di 4.000 unità nel 2013, per arrivare a 18.000 posti letto in meno nel 2014 (ma i servizi per i cittadini non dovevano rimanere invariati?)

7)  Accorpamento di 37 Tribunali e 38 Procure, con la scomparsa di tutte le 220 sedi distaccate e di ben 674 uffici dei giudici di pace.


A ben vedere si tratta quindi di un miscuglio ingarbugliato di aumenti di tasse e tagli di spesa, che con lo scialacquio e la corruzione politica ha davvero poco a fare. A parte la sforbiciata sulle province, poco o nulla viene richiesto in termini di sacrifici e rinuncia ai privilegi alla vituperata casta politica, sia a livello regionale che nazionale, tanto è vero che è stato necessario procedere appunto ad un secondo decreto legge di urgenza per mettere qua e la qualche toppa. Ma qual era allora il vero obiettivo della Spending Review? A questa domanda i ministri allineati e indottrinati del governo Monti rispondono in coro: evitare l’aumento dell’IVA dal 21% al 23%previsto per luglio 2013. Risposta sbagliata, perché l’aumento dell’IVA non è stato definitivamente scongiurato ma risulta solamente rinviato di qualche mese fino a gennaio 2014, con uno stratagemma contabile che penalizzerà come al solito gli ignari consumatori: l’aumento del 2% verrà scorporato in due parti, 1,5% e 0,5%, e applicato in due periodi successivi, con una manovra che per chi conosce come funziona la tecnica degli arrotondamenti al rialzo prevista per ogni aumento IVA corrisponde ad una doppia fregatura per i consumatori.


Bazzecole direte voi, però sommate tutti gli arrotondamenti da 1 o 2 centesimi sui consumi complessivi di un’intera nazione e vedrete la cifra enorme che vi apparirà come risultato: un esproprio lento e impercettibiledalle tasche dei contribuenti che finirà come sempre per svanire dentro il buco nero del debito pubblico italiano e ingrassare i forzieri di chi vive esclusivamente di rendita sulle spalle dei lavoratori. Ma andiamo avanti, perché non è questo il punto. Scorrendo il documento del decreto legge Spending Review fino alla fine, troviamo il famigerato articolo 23-sexties che dichiara quanto segue (vengono omessi per facilità di lettura i riferimenti di legge):


1. Al fine di conseguire gli obiettivi di rafforzamento patrimoniale previsti in attuazione della raccomandazione della European Banking Authority (EBA) dell'8 dicembre 2011 il Ministero dell'economia e delle finanze (di seguito il «Ministero»), su specifica richiesta di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (di seguito l’«Emittente»):

a) provvede a sottoscrivere, fino al 31 dicembre 2012, anche in deroga alle norme di contabilità di Stato, strumenti finanziari (di seguito i «Nuovi Strumenti Finanziari»), computabili nel patrimonio di vigilanza (Core Tier 1) come definito dalla raccomandazione EBA dell'8 dicembre 2011, fino all'importo di €2 miliardi;  

b) provvede altresì a sottoscrivere, entro il medesimo termine, Nuovi Strumenti Finanziari per l'importo ulteriore di €1,9 miliardi al fine dell'integrale sostituzione degli strumenti finanziari emessi dall'Emittente e sottoscritti dal Ministero (si tratta dei cosiddetti Tremonti bonds già utilizzati da Monte Paschi).


Monte Paschi chiama e lo stato italiano risponde, con uno stravolgimento di ruoli che ha dell’incredibile: quando uno è in difficoltà finanziaria, quasi sempre è la parte forte che detta le condizioni alla parte debole (Germaniadocet, purtroppo per noi paesi deboli della periferia). Mentre qui in Italia avviene esattamente il contrario: la parte debole (Monte Paschi) impone le sue richieste e le metodologie operative alla parte forte (che in teoria dovremmo essere noi cittadini e le istituzioni statali che indegnamente ci rappresentano), secondo le sue specifiche convenienze. E così lo stato italiano dovrà versare i famosi €3,9 miliardi di aiuti complessivi alla banca tecnicamente fallita Monte Paschi di Siena, tramite l’acquisto delle sue obbligazioni spazzatura, che a ragion veduta nessuno tra gli investitori più accorti vuole più comprare. Un salvataggio pubblico in piena regola, che viene mascherato da un’operazione finanziaria molto svantaggiosa per le casse dello Stato, e quindi in ultima istanza per le tasche dei cittadini, la quale finirà per creare rendite di posizione per i soliti banchieri privati, tramite lo schema ormai ben collaudato della socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti. Noi paghiamo con i nostri soldi per coprire i buchi di bilancio accumulati da Monte Paschi di Siena, mentre gli inqualificabili dirigenti della banca senese continueranno ad incassare i loro fantasmagorici compensi e gli eventuali utili di gestione. Vediamo infatti come intende finanziare questo investimento lo Stato Italiano (articolo 23-undecies):


a)   riduzione lineare delle dotazioni finanziarie delle missioni di spesa di ciascun Ministero, con alcune doverose esclusioni tra cui non mancano le risorse destinate ai fondi o accordi internazionali (Fiscal Compact o MES)

b)    riduzione di singole autorizzazioni legislative di spesa  

c) utilizzo temporaneo mediante versamento in entrata di disponibilità esistenti sulle contabilità speciali nonché suiconti di tesoreria intestati ad amministrazioni pubbliche ed enti pubblici nazionali 

d)   emissione di titoli del debito pubblico


Quindi nel prossimo futuro, noi dovremo assistere ad altri tagli lineari (i quali ricadranno anche e soprattutto sulla ricerca e su centri d’eccellenza come l’ISTAT), riduzioni della spesaprelievi di cassaaumenti del debito pubblico nazionale per tenere in piedi una banca disastrata e sostenere il tenore di vita dibanchieri incompetenti e inquisiti, che sono gli unici a non avere ancora pagato nulla in questa crisi economica senza fine, causata in prima battuta dai loro stessi azzardi e dalla loro stessa spregiudicatezza finanziaria. Anzi in molti casi questi cialtroni sono stati anche premiati con avanzamenti di carriera, come è accaduto all’attuale amministratore delegato di Monte PaschiAlessandro Profumo, fratello del ministro dell’istruzioneFrancesco Profumo (in questo caso il conflitto di interessi non conta e non viene minimamente menzionato sugli inflessibili giornali di regime, dal Corriere della Sera fino al Fatto Quotidiano, passando per Repubblica), che è stato promosso dopo avere commesso una truffa tributaria ai danni dell’erario ai tempi in cui era AD di Unicredit (l’Agenzia delle Entrate ha da poco conteggiato l’ammanco di €2 miliardi sottratto allo Stato, dovuto al reato di elusione fiscale e alle tasse non regolarmente pagate da Unicredit, Banca Intesa, Monte Paschi). Stessa sorte è toccata all’ex AD di Monte Paschi Giuseppe Mussari che dopo avere portato la banca al fallimento è stato addirittura eletto a larga maggioranza dai suoi colleghi alla presidenza dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana). Inutile ricordare che Mussari è stato il principale protagonista della disastrosa scelta per Monte Paschi di acquistare nel 2008 Banca Antonveneta da Santander per la cifra spropositata di €10 miliardi, quando l’istituto era già in forte perdita e la banca spagnola l’aveva acquisito solo quattro mesi prima a €6,6 miliardi. Un vero affare, degno di un manager di primo livello, non c’è che dire.  


Notate bene le cifre: qui stiamo parlando di miliardi di euro. L’indegno ladro di polli Fiorito ha fatto un utilizzo personale di circa €1 milione di contributi che a norma di legge dovevano andare ai partiti per l’attività politica e la propaganda di regime si è sbizzarrita con pagine e pagine di giornali e ore e ore di trasmissioni televisive per denunciare il cattivo uso dei fondi pubblici. Niente da dire, ci può stare, l’accaduto merita lo sdegno dell’opinione pubblica perché è stato grave e indecoroso sotto tutti i punti di vista. Ma di Mussari, Profumo e Passera ne vogliamo parlare? No, niente. Tutto tace. Su questo trio di sciacalli, che in barba alla legge ci sottrarrannomiliardi di euro di soldi pubblici, tasse e servizi utili alla società per mantenere intatti i loro stratosferici patrimoni, vige il silenzio più assoluto. Una disparità di trattamento che in un paese mediamente civile e democraticodovrebbe far gridare allo scandalo. Mentre qui in Italia la faccenda viene invece fatta passare come unanormalissima prassi di ordinaria amministrazione, perché viene ripetuta fino allo sfinimento la solita solfa che le banche non possono fallire e la stabilità finanziaria tutta di carta e virtuale del sistema bancario vale più del tessuto produttivo nazionale e della vita vera degli imprenditori e dei lavoratori. Ma Siamo proprio sicuri, che in termini puramente economici per il paese, la vita lussuosa di Mussari e Profumo vale più della vita di sacrifici di un imprenditore o di un operaio che produce cose reali e utili per la collettività e magari esporta pure all’estero? Qualcuno ha mai fatto un bilancio esatto dei costi e benefici che il nostro paese ottiene privilegiando sempre gli uni a scapito degli altri?


Per esperienza personale, avendo lavorato sia nel settore manifatturiero che finanziario, vi posso tranquillamente confermare che per fare un banchiere o un discreto operatore finanziario servono davvero pochi concetti e molto cinismo, mentre per fare un imprenditore capace o un tecnico specializzato sono necessari anni e anni di impegno, dedizione, formazione. Un abisso in termini di ricchezza professionale e know-how, che continuando così impoverirà il paese oltre ogni limite tollerabile e ci condurrà dritti verso il baratro della perdita di autonomia e dello sfruttamento estero delle nostre risorse. Per fare un confronto con ciò che accade nei paesi civili e democratici in casi analoghi, in Svezia nel 1992 lo stato ha nazionalizzato le banche fallite, ha riordinato i conti e ha chiesto gentilmente agli ex-dirigenti di cambiare mestiere. Stessa cosa è accaduta in Islanda nel 2008, dove i banchieri incapaci e corrotti sono stati addirittura costretti a fuggire via dal paese in elicottero per evitare la galera. Persino la giustizia “inspiegabilmente” lenta e sotto scacco degli Stati Uniti sta cominciando ad usare la mano pesante con i responsabili della crisi finanziaria del 2007: basta vedere la recente accusa alla banca d’affari JP Morgan per “atti fraudolenti e ingannevoli” nella vendita di titoli legati ai mutui, che avrebbero causato perdite agli investitori per $20 miliardi.   


In effetti, nel caso di Monte Paschi, esistevano tutte le premesse affinché lo stato procedesse ad una rapidanazionalizzazione, invece di usare il macchinoso espediente del raggiro finanziario ai danni dei contribuenti. Anche se bisogna riconoscere che nell’ottica distorta del governo Monti la nomina di un uomo di fiducia delle élitecome Alessandro Profumo equivale ad una vera e propria nazionalizzazione interna alla casta, visto che tutto rimane in famiglia: la circostanza che questa manovra contorta graverà per intero sui bilanci dello stato e sui risparmi dei cittadini rappresenta per loro un dettaglio trascurabile, insignificante. E’ un ordine naturale delle cose, perchè loro sono le élite, i furbi, gli istruiti mentre noi siamo i poveracci, i fessi, i bifolchi ed è giusto che paghiamo per la nostra ignoranza e sciatteria. E così lo stato italiano dovrà emettere, nella migliore delle ipotesi, miliardi di euro di nuovi titoli di debito pubblico a medio e lungo termine al tasso di interesse del 5%, per acquistare delle obbligazioni che sì e no renderanno l’1% o il 2%, secondo le condizioni dettate da banca Monte Paschi. Trattandosi infatti di un accordo bilaterale e non di un’asta pubblica di collocamento, sarà Monte Paschi a decidere unilateralmente a quale rendimento piazzare i suoi titoli allo stato, potendo pure stabilire se e come rimborsare gli interessi e il capitale. L’articolo 23-decies, comma 2 e 3, riporta in breve quanto segue:


2. È prevista a favore dell'Emittente la facoltà di rimborso o riscatto

3. Il pagamento degli interessi sui Nuovi Strumenti Finanziari dipende dalla disponibilità di utili distribuibili


Ciò significa che Monte Paschi può decidere a sua totale discrezione se rimborsare o rinnovare ad oltranza le obbligazioni in scadenza con titoli equivalenti di nuova emissione, mentre per il pagamento degli interessi, visto le notevoli perdite di esercizio della banca, lo stato avrà scarsissime possibilità di incassare il becco di un quattrino per tutta la durata del finanziamento. D’accordo, direte voi, sugli interessi possiamo pure perdere ogni speranza, ma si tratta pur sempre di un investimento obbligazionario e quindi prima o dopo il capitale dovrà tornare alle casse dello stato: risposta sbagliata, perché ancora una volta trascurate l’abilità predatoria di questa banda di criminali di alto bordo, capeggiata da Monti e dalla sua cricca. Nell’articolo 23-decies, comma 1 e 4, viene specificato che:


1. I Nuovi Strumenti Finanziari sono privi dei diritti indicati nell'articolo 2351 (Diritto di voto) del codice civile e sono convertibili in azioni ordinarie a richiesta dell'Emittente.

4. Se gli interessi non sono corrisposti, per assenza o incapienza degli utili distribuibili, l'Emittente assegna al Ministero azioni ordinarie di nuova emissione per una quota del patrimonio netto corrispondente all'importo della cedola non corrisposta.     


Ovvero l’unico pagamento previsto, sempre a discrezione di Monte Paschi, è quello in nuove azioni ordinarie e considerando la bassa quotazione in borsa delle azioni della banca, ciò equivarrebbe ad una perdita netta immediata per lo stato in caso di conversione. Nel giro di pochi giorni verrebbe bruciato il 20%-30%, se non di più, del valore iniziale di emissione delle azioni e gran parte del capitale pubblico investito, i nostri soldi, andrebbe in fumo. Fra l’altro il possesso di queste azioni ordinarie prive di diritto di voto non consentirebbe mai allo stato di avere il controllo della banca, che rimarrebbe sempre in mano privata, con presumibili continue richieste di denaro pubblico attraverso la sottoscrizione di nuovi titoli obbligazionari: un pozzo senza fondoinsomma, che potrebbe essere interrotto solo con l’intervento diretto del Meccanismo Europeo di Stabilità, che manco a dirlo viene finanziato con i soldi dei cittadini europei. Nella parte finale (articolo 23-duodecies, comma 2-bis) del decreto sulla Spending Review viene chiarito che:


2bis. Per garantire la maggiore efficienza operativa, ai fini della contribuzione alla sottoscrizione del capitale per la partecipazione al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), mediante i versamenti stabiliti dagli articoli 9 e 41 del Trattato che istituisce il medesimo Meccanismo, sono autorizzate emissioni di titoli di Stato a mediolungo termine, le cui caratteristiche sono stabilite con decreti di emissione che destinano tutto o parte del netto ricavo a tale finalità.             


In questo caso noi ci indebiteremo sempre al 5% per finanziare il MES, che dopo la formale richiesta e firmato l’accordo capestro di intesa, potrà fornire un aiuto diretto alla banca Monte Paschi sotto forma di prestiti al 3% circa di interesse, che molto probabilmente saremo sempre noi a dover rimborsare al MES collocando nuovi titoli pubblici al 5% di rendimento. E mi fermo qui perché solo un bravo psichiatra potrebbe capire fino in fondo il senso di una simile operazione, che alla fine della fiera lascerebbe noi cittadini con due debiti distinti da pagare: uno per finanziare il MES e l’altro per rimborsare i prestiti concessi dal MES. Ora capite per quale motivo il nostro debito pubblico non diminuisce mai ma aumenta? E’ diventato più chiaro qual è il reale obiettivo della Spending Review? Trovare l’adeguata copertura finanziaria, in termini di maggiori tasse e tagli alla spesa pubblica, per finanziare da una parte la banca Monte Paschi e dall’altra il MES. Noi cittadini saremo costretti a bruciare i nostri risparmi e a rinunciare ad alcuni servizi essenziali per tenere in piedi due istituzioni finanziarie distanti anni luce dai nostri reali interessi, il cui unico scopo è quello di indebitarci a nostra insaputa. Ecco perché dicevamo all’inizio che la Spending Review è la più grande truffa architettata dal governo Monti. Altro che razionalizzazione della spesa pubblica e riduzione degli sprechi, qui si tratta di un furto con scasso mascherato da una definizione fuorviante e più che mai effimera.


L’unica consolazione per noi misera plebaglia livida e insolente è che durante il passaggio in senato è stato approvato l’emendamento (articolo 23-octies, comma 4) che prevede il contenimento degli emolumenti pecuniari per i dirigenti di Monte Paschi: “Per il tempo necessario all'attuazione del piano di ristrutturazione, l'Emittente è vincolato al contenimento della componente variabile delle remunerazioni, ivi inclusi bonus monetari e stock options, accordate o pagate ai componenti del consiglio di amministrazione, al direttore generale e agli altri dirigenti che possono assumere rischi rilevanti per la banca”. La fregatura però come al solito è sempre dietro l’angolo dato che in caso di inosservanza si applica una sanzione amministrativa che va da €2580 a €129.110. Ora capite bene che quando un manager così altolocato si aggiudica autonomamente un premio di produzione non si sporca le mani per pochi spiccioli, ma spara subito cifre di una certa consistenza, intorno a qualche milione di euro, quindi per lui sarebbe molto più conveniente trasgredire le leggi, pagare la sanzione amministrativa e fare in modo che sui giornali non trapeli la notizia. Cosa che in Italia non è molto difficile da ottenere, visto che quasi tutti i maggiori giornali a diffusione nazionale sono bene o male controllati da una banca o da una società affine. In ogni caso, nella situazione di illegalità diffusa in cui ci troviamo, qualora fosse pizzicato con le mani nel sacco per un alto dirigente di Monte Paschi sarebbe un gioco da ragazzi dimostrare di avere fatto tutto a norma di legge e di avere già pagato la sanzione amministrativa. 


Faccenda assai diversa sarebbe invece mettere in evidenza che l’intero decreto legge della Spending Review ècontra legem, perché nasconde un aiuto finanziario ad una banca all’interno di una norma di revisione e razionalizzazione della spesa pubblica. Ed è triste riscontrare come pochi costituzionalisti e studiosi di diritto abbiano contestato la legittimità dell’utilizzo improprio dello strumento del decreto legge d’urgenza per varare una serie di riforme tanto ingarbugliate e distanti dalle finalità dichiariate. Fra le poche voci fuori dal coro annotiamo quella di Rolando Nannicini, relatore del decreto per la Camera dei Deputati: “Un provvedimento così voluminoso e complesso, quale quello oggi al nostro esame, poco si presta a valutazioni sintetiche e sembra piuttosto caratterizzarsi per l'eterogeneità e non di rado la frammentarietà dei contenuti”. La soluzione costituzionalmente più corretta sarebbe stata quindi dividere i due argomenti in due decreti distinti e separati (cosa che evidentemente non conveniva al governo Monti perchè avrebbe dato maggiore risalto pubblico alla ingannevole faccenda Monte Paschi), ma anche qui, per accontentare subito i più pignoli e nascondere la polvere sotto il tappeto, il governo Monti ha utilizzato una scorciatoia aggiungendo al titolo del decreto la seguente dicitura: “…nonché misure di rafforzamento patrimoniale per le imprese del settore bancario”. Come per dire, “questo bicchiere che facciamo bere al popolo italiano contiene veleno, ma noi mettiamo l’etichetta con il teschio sulla parte esterna del contenitore, quindi siamo a posto con la coscienza. E ora bevete e non rompete più le scatole. Firmato: governo Monti”.


Ricordiamo anche che poco più di un anno fa il Presidente Giorgio Napolitano lanciava ammonimenti severi e indignati nei confronti dei decreti legge ad personam utilizzati dal governo Berlusconi, arrivando a dire in uno sfogo di concitazione: “L'inserimento nei decreti di disposizioni non strettamente attinenti ai loro contenuti,eterogenee e spesso prive dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, elude il vaglio preventivo spettante al Presidente della Repubblica in sede di emanazione dei decreti legge. Inoltre l'eterogeneità el'ampiezza delle materie non consentono a tutte le Commissioni competenti di svolgere l'esame referente richiesto dal primo comma dell'articolo 72 della Costituzione. Si aggiunga che il frequente ricorso alla posizione della questione di fiducia realizza una ulteriore pesante compressione del ruolo del Parlamento.” (Giorgio Napolitano, messaggio alle Camere, 22 febbraio 2011). E adesso che il governo Monti continua a confezionare uno dietro l’altro decreti leggi ad bancam cosa fa il Presidente Napolitano? Ovviamente tace e firma, perché le banche sono istituzioni serie e indispensabili per il corretto funzionamento del paese, Mussari, Profumo, Geronzi e Passera sono persone eminenti e prestigiose che aumentano la credibilità dell’Italia all’estero, la cricca dei banchieri difesa a spada tratta dal PD da almeno trenta anni è il vero fulcro politico e dirigenziale di riferimento, a cui devono sottostare nell’ordine il Parlamento, il Governo, la Giustizia, il Popolo Sovrano e financo la Presidenza della Repubblica.


Fra l’altro la stessa Commissione Europea si irrigidisce ogni volta che lo stato interviene nell’economia in difesa dei suoi cittadini, ma avalla senza battere ciglio queste operazioni camuffate di salvataggio pubblico delle banche, perché in fondo l’euro è nato con questo scopo: fregare la larga maggioranza dei comuni cittadini e lavoratori a tutto vantaggio della risicata minoranza delle élite, delle lobbies, delle caste, dei rentiers. Quindi ogni volta che per vostra sventura vi troverete in un ospedale ad invocare un posto letto che non c’è, sapete benissimo con chi ve la dovete prendere e contro chi dovete imprecare. Contro noi stessi, o quantomeno contro quella parte di noi che ancora si ostina a dare legittimità e fiducia a gente meschina come D’Alema, Bersani, Napolitano, Fini, Casini, Berlusconi, Monti e a tutta la cricca di banchieri criminali che non solo non si fa alcuno scrupolo ad ingannarci sfacciatamente ma allo stesso tempo ci sta lentamente espropriando dei nostri diritti democratici, della nostra dignità, della nostra stessa coscienza di esseri umani liberi e consapevoli. La verità è un fiume e quando si gonfia troppo, il fiume prima o dopo rompe le dighe, gli argini e straripa.      

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