TAG

martedì 18 settembre 2012

Il sistema decisionale in Italia

Mai come oggi notiamo una crisi di rappresentanza che affligge il nostro paese. Uomini politici che parlano di questioni apparentemente senza senso, possibili trattative stato-mafia avvenute, presidente del consiglio non votato dai cittadini. La crisi della rappresentanza viene evidenziata soprattutto dai sondaggi, i quali evidenziano un' astenzione pari circa al 50%. Obbiettivamente non potrebbe essere che altrimenti. Il precedente premier, (che può piacere o no ma è stato votato, da chi non lo so, ma è stato votato) si è dimesso a causa del dissesto economico finanziario al quale lui e la classe politica da lui rappresentata, sia di ''destra'' che di ''sinistra'' (il virgolettato è d'obbligo e volto a sottolineare la differenza tra la considerazione di destra e sinistra storicamente formatasi nella coscienza dei cittadini/elettori, e quella, solo apparentemente, dibattuta in parlamento). Nella considerazione popolare abbiamo, infatti, un'idea di correnti di destra e di sinistra ben definite, fiumi di inchiostro e tonnellate di carta sono state scritte e lette, riportanti le ideologie su cui si basano. Sin dai primi anni dello scorso secolo, pressochè in tutti i paesi d'Europa, esistevano partiti che esprimevano direttamente tale ideologia, seguiti dalla società di massa, la quale ancora non troppo bene istruita e dotata di coscienza politica, si schierava con l'uno o con l'altro a seconda degli interessi e della classe sociale a cui appartenevano. Il problema che voglio porre, comunque, non si riferisce al tipo di ideologia a cui ognuno di noi fa riferimento.
 Fino a qualche decennio fa, il cittadino/votava il partito che seguiva la sua ideologia, il partito stesso era fortemente legato ad essa, e la usava come filtro per interpretare la realtà. L'elettore quindi, certo della volontà del partito e quindi dei suoi esponenti, di seguire le vie politiche dettate dalla sua ideologia ( non sempre efficaci, ma non è questo il punto ), si sentiva rappresentato, in quanto in linea con la visione del partito che aveva votato. La linea seguita dal questo era infatti ben definita e facilmente individuabile dal cittadino/elettore. Grandi conquiste sono state fatte in quegli anni, quelle che oggi (giustamente, a mio parere visti i recenti utilizzi) vengono cosi tanto biasimate. Il finanziamento pubblico ai partiti, il sovvenzionamento pubblico delle testate giornalistiche, ed aggiungerei anche la TV pubblica. Originariamente questi strumenti rappresentavano alcune delle conquiste democratiche più importanti. Anche chi non aveva fondi per creare una pubblicazione poteva espreimere il proprio pensiero tramite una rivista, riuscendo ( anche se teoricamente ) a contrastare chi di fondi ne aveva e come. Come notiamo oggi, e come manifesta la stessa esistenza di questo blog, i finanziamenti sono semplicemente inutili, chiunque infatti può far sentire la sua voce tramite un blog, una pagina internet o anche con semplici pubblicazioni. Resta il fatto, comunque (e purtroppo) che la maggioranza del pubblico basa la prorpia opinione sui giornali...
Il superamento del sistema rappresentativo sopra descritto è evidente, i partiti non hanno più un'ideologia ( se non quella, ad una attenta analisi, del semplice mantenimento del posto). Premetto che sono contrario all'interpretazione delle situazioni rigidamente dettata dall'ideologia. Va considerato però che i partiti non rappresetano più i cittadini, perchè semplicemente non basano il proprio obbiettivo su questo punto. Essi infatti sono completamente distaccati dalla realtà che i cittadini che ogni giorno affrontano. Lo stipendio dei parlamentari era necessario un tempo a chi, non avendo redditi personali tali da permettergli una presenza in parlamento, si presentava come politico alle elezioni. Questo garantiva la possibilità di raprsentanza anche da parte delle classi sociali più deboli e povere. Avvicinare questo fine agli attuali parlamentari fa semplicemte sorridere, se non addirittura rattristire. I politici stessi, a cui abbiamo lasciato in mano la possibilità di stabilire il loro stipendio, hanno assunto la forma di una classe sociale a se stante, formata da amici di amici che si spartiscono il protere, favoriti anche dalla legge elettorale che loro stessi hanno adottato, detto questo le votazioni si svuotano di significato, anzi, legittiamano la presenza di questi soggetti ai vertici decisionale del paese, pubblicizzandosi inoltre nei media nazionali asserviti alla loro influenza politica e a volte economica che sfocia in proprietà dirette dei media stessi. ( vedi Mediaset ). Il fenomeno é stato definito come Post democrazia dove si può avere una buona definizione qui. La deriva di questi fenomeni può essere spiegata con il  dilemma del prigioniero utilizzabile anche per la spiegazione dei cartelli petroliferi. In sostanza una finta lotta politica maschera alleanze trasversali tra i vari ''schieramenti'' che puntano al mantenimento della posizione in parlamento. Il voto viene quindi svuotato di significato. I parlamentari hanno un mandato dei cittadini, l'obbligo dei loro confronti è puramente morale, i cittadini possono rivalersi ( teoricamente ) , nel caso egli non abbia soddisfatto le loro aspettative nelle successive elezioni, che come già detto prima, sono ridotte ad una semplice ricorrenza. Ultimamante a mio avviso, questo osistema decisionale ha mostrato tutta la sua insufficienza, correndo ai ripari con un presidente ''messo li'' da un'altro presidente ( Napolitano, per altro non votato direttamente dal cittadino /elettore ). Questo ha palesato l'incapacità, non della classe politica, non dei soggetti scelti dagli Italiani, ma del sistema decisionale Italiano. Adesso, infatti, dietro il parafulmini Monti, che ha aumentato il carico fiscale ( soprattutto quello indiretto), ci sono sempre gli stessi parlamentari del precedente premier, ne più ne meno. Le misure adottate da Monti vengono votate da loro, i parlamentari, i quali nascondono le loro facce all'elettorato consentendo all'attuale esecutivo di far quadrare i conti, ( imposti tra l'altro dall'Europa e non dai cittadini a cui il governo dovrebbe rispondere ). E ovvio che, questo punto, a mio avviso, cambiare politici o partiti, sia esclusivamente un cambiamento che tale non è, in quanto non sono le persone che sono nel parlamento ad attuare tali comportamenti ma è il parlamento stesso che, attribuendo potere politico ed economico a chi ne fa parte, porta quest'ultimi a pratiche che ci hanno condotto nella situazione economico-sociale odierna. Va cambiato il sistema decisionale. Ed in fretta.

Nessun commento:

Posta un commento