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venerdì 24 agosto 2012

EVASORE FISCALE ITALIANO

In una recente intervista il premio Nobel Milton Friedman ha dichiarato che se il nostro paese si regge ancora è grazie al mercato nero ed all'evasione fiscale che sono in grado di sottrarre ricchezze alla macchina parassitaria ed improduttiva dello Stato per indirizzarle invece verso attività produttive. In qualche modo, sostiene Friedman, "l'evasore in Italia è un patriota".
Ci sembra che le parole del famoso economista colgano straordinariamente nel segno.
Viviamo in un paese in cui ogni giorno che passa il peso dello Stato nelle nostre vite sembra aumentare. Lo Stato ci sottrae una fetta sempre crescente della nostra libertà e dei nostri sudati guadagni.

Molti sosterranno che lo Stato ha giustamente bisogno dei nostri soldi perché svolge una serie di funzioni di notevole importanza. "Allora lo Stato è utile e necessario? - scriveva H.L. Mencken - Anche il medico lo è. Ma lo chiameremmo se ogni volta che viene a curarci un mal di pancia o un ronzio alle orecchie si arrogasse il diritto di fare razzia dell'argento di famiglia, di usare il nostro spazzolino da denti e di esercitare le droit de seigneur sulla domestica?"
E' fondamentale, del resto, la differenza che passa tra gli operatori economici, i privati, che producono nuova ricchezza e gli operatori politici che si servono del complesso armamentario dello Stato per confiscare tale ricchezza.
Mentre i soggetti privati si procurano le proprie entrate attraverso transazioni volontarie, come donazioni oppure acquisti volontari di servizi da essi offerti sul mercato, lo Stato è l'unico soggetto che si procura le proprie entrate tramite l'estorsione, chiamata con l'elegante eufemismo di tassazione. Lo Stato, nella pratica,  ti punta una pistola e ti intima "o la borsa o la vita".
Mentre i soggetti privati cercano di convincere i potenziali clienti cercando di offrire servizi migliori della concorrenza a prezzi inferiori, lo Stato non ha bisogno di offrire un prodotto valido e conveniente perché ha il potere di imporre con la forza ai cittadini l'acquisto dei suoi servizi.
Le tasse quindi si configurano come lo strumento attraverso il quale lo Stato costringe i suoi cittadini a sostenere dei progetti che essi non sosterrebbero volontariamente nel libero mercato.
Per di più solo una piccola parte del denaro che viene strappato ai cittadini produttivi viene effettivamente utilizzato dallo Stato a loro beneficio. La più grossa parte degli introiti delle tasse serve a mantenere la stessa macchina statale oppure viene speso in interventi assistenziali e clientelari nei confronti di classi improduttive che tuttavia si presentano come validi serbatoi di voti.
Una volta riusciti a liberarci della retorica statalista che ci è stata inculcata fin da piccoli ed una volta compresi i veri meccanismi della predazione statale e del trasferimento arbitrario delle ricchezze dai ceti produttivi ai ceti parassitari, la figura dell'evasore fiscale, dipinto come il nemico pubblico numero uno nei reboanti discorsi dei nostri politici, comincia ad apparire sempre meno sgradevole.
Chi è in definitiva l'evasore fiscale?
Egli è semplicemente qualcuno che rivendica il sacrosanto diritto di tenersi quello che è suo, il prodotto del suo lavoro e del suo sacrificio. E' qualcuno che rivendica il diritto di offrire nel mercato servizi a persone consenzienti che decidono volontariamente di acquistarli, senza che lo Stato pretenda il pizzo su ogni transazione. E' qualcuno che rivendica il diritto alla sua privacy finanziaria per non essere obbligato a rendere pubblico quanto ricava, quanto spende e con chi fa affari. E' qualcuno che non tollera le leggi demeritocratiche di questo paese secondo cui chi produce di più, offre servizi migliori e fa di più per gli altri deve essere penalizzato di più.
La tradizione politica autenticamente libertaria, che ispirò i padri fondatori americani e che, con grande ritardo, ha cominciato da poco a muovere i primi incerti passi anche nel nostro paese, nell'enunciare i diritti naturali ed imprescrittibili dell'uomo vi ha sempre incluso il diritto di resistenza all'oppressione. Di fronte ad una classe politica che  si sente autorizzata a gabellare oltre la metà di quello che con tanta fatica riusciamo a mettere da parte ci sembra che non sia fuori luogo invocare questo diritto.

2 commenti:

  1. Va che friedman e morto da qualche anno

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    1. Died nel 2006, questo però non toglie l'estrema attualità della sua affermazione.

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