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lunedì 28 gennaio 2013

MPS: ITALIANI PRESTERANNO I SOLDI E LORO POTRANNO NON RESTITUIRLI


I manager sono, troppo spesso, abili costruttori di bei bilanci ma la costruzione di castelli di carta non può mai durare all’infinito e, com’è noto, prima o poi detta costruzione crolla.

Forse in previsione della disgrazia e in nome del “too big to fail” applicato, in particolare, al mondo delle imprese bancarie, il governo Monti ha emesso un decreto, il dl 216 dell’11 dicembre 2012 in cui, tra le altre cose, al punto 8 sono inserite norme per l’emissione dei cosiddetti “Monti Bond”.

Quei famosi bond che, in particolare, dovrebbero servire al salvataggio del Monte dei Paschi di Siena.
Tralasciando, in questa sede, l’opportunità di salvare MPS coi soldi dei soliti noti e rimettendo alle indagini della magistratura la verifica se ci sia stato, o no, dolo nella gestione delle varie operazioni finanziarie, prima fra tutte il famoso acquisto di Banca Antonveneta alla stratosferica cifra di 18 mila miliardi di vecchie Lire, accendiamo un faro sul summenzionato decreto legge e cerchiamo di tradurlo dal burocratese; il punto più interessante è quello che affronta il nodo del pagamento degli interessi maturati, che dice, riassumendo, che essi dovranno essere pagati in forma monetaria fino a concorrenza del risultato di esercizio, eventuali interessi eccedenti il risultato di esercizio, invece, potranno essere corrisposti mediante assegnazione al Ministero del corrispondente valore nominale in altri Strumenti Finanziari di Nuova Emissione ovvero azioni ordinarie, sempre di nuova emissione.
La traduzione parrebbe essere: gli interessi dovuti da MPS allo Stato sono pagati col risultato di esercizio, cioè quello che sarà in grado di guadagnare la Banca nell’anno, se il risultato d’esercizio dovesse essere inferiore all’importo degli interessi dovuti, lo Stato accetterà nuovi Strumenti Finanziari a copertura, o a diventare, in proporzione, azionista.
Traduzione ancora più semplice: se MPS non avrà i soldi per pagare gli interessi sul debito, è autorizzata a firmare nuove cambiali e lo Stato obbligato ad accettarle, per legge. Da che si desume anche che fino a quando il prestito non sarà restituito, non ci saranno utili per gli azionisti, salvo che il risultato di esercizio non superi, ovviamente, il costo di detti interessi.
Questo per quanto riguarda la quota interessi. Ma, il capitale, come e quando MPS dovrà restituirlo allo Stato, leggasi cittadini?
Ebbene, su questo punto è interessante un recentissimo dialogo avvenuto tra l’ex Ministro Tremonti e alcuni cittadini a mezzo Twitter; il Prof. Tremonti sostiene che gli interessi sul debito possono essere, come detto, pagati con emissione di “carta”, mentre il capitale, i famosi 3,9 miliardi che, per puro caso, somigliano tanto all’IMU sulla prima casa, possono essere mai restituiti, semplicemente perché non hanno scadenza. Questa è, a parer mio, la vera pietra dello scandalo che, non si sa come mai, è passata inosservata su tutti i media.
Per essere ancor più precisi, a detta del Prof. Tremonti, i 3,9 miliardi prestati dallo Stato potranno anche essere restituiti solo all’estinzione della società; vista la longevità del Monte, praticamente mai.
In definitiva pare che: lo Stato versa denaro sonante nelle casse di MPS, in cambio riceve delle cambiali, se l’interesse sulle cambiali la banca non riesce a pagarlo in denaro sonante, può pagarlo con altre cambiali. Tutto questo, volendo, anche all’infinito.
Provate voi ad andare in banca a chiedere un mutuo alle stesse condizioni.

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